Cagliari: fra “Betili e Matitoni, Dismissioni ed Accordi di Programma”


Nuove proposte per il futuro di Cagliari.

Le prossime dismissioni dei beni militari e la necessità di individuare i migliori scenari per il loro futuro utilizzo pubblico richiedono una doverosa riflessione da parte di tutti.
Per questo motivo ci inseriamo in questo discorso per offrire all?opinione pubblica una proposta sulla quale sviluppare le opportune valutazioni ed animare quello che, si auspica, possa diventare un costruttivo e civile dibattito sul futuro della città di Cagliari.
Come già affermato il problema della gestione e la salvaguardia funzionale del territorio e dell?ambiente vengono spesso delegate in toto alle Isituzioni pubbliche. Anche se, soprattutto in questi tempi, appare consolidarsi una certa diffusa sensibilità da parte dell?opinione pubblica, confortante segnale di crescita e di maturità della nostra collettività.
In realtà spesso questa sorta di ?delega? è un pretesto per legittimare la propria indifferenza, incapacità o incompetenza ad affrontare certi problemi e consolidare, per l?effetto, una sorta di ?rinuncia sociale? ad interessarsi alla sorte e al ?possibile? utilizzo di questi beni.
Come espressione della società civile l?Associazione Amici di Sardegna, propone di utilizzare ?in modo sociale? le strutture di prossima dismissione militare, attraverso una serie di accordi di programma che le varie amministrazioni, enti ed organizzazioni interessate potrebbero sottoscrivere.
Con le nostre iniziative sul territorio urbano e rurele sviluppate in questi anni (vedi vari PIT, POR) e con il nostro progetto VARIT, Valorizzazione Integrata delle Risorse Territoriali, presentato agli enti pubblici sia per Cagliari (Area Vasta di Sant?Avendrace e Santa Gilla che per Sant?Elia e San Bartolomeo), Bosa, Sassari o Oristano, abbiamo spesso posto l?accento sulla strategie di crescita dei valori e delle sensibilità diffuse della collettività.
Oggi grazie al contributo avuto dal Dott. Alessandro Loddo, analista politico-sociale delle politiche urbane e per il territorio, riteniamo importante richiamare l?attenzione sulla necessità che si adotti una nuova filosofia d?insieme sulla città.
Egli presenta una serie di ipotesi di riqualificazione socio economica di alcune aree di Cagliari sulle quali ben si innesta il nostro Progetto VARIT.
Pertanto, se è vero che tutte le città sono il risultato della sovrapposizione di culture e civiltà, anche diverse, che nei secoli hanno avuto un comune denominatore: il territorio e l’ambiente. Se è vero che Cagliari possiede, per sua fortuna, una molteplicità di ecosistemi che la rendono unica nel suo genere, perché non cercare di ricomporre una ?cronica frattura? fra la società del nostro tempo e il suo contesto?
Perché non ricercare un nuovo legame con essi?
La soluzione potrebbe essere una ?ridefinizione? del concetto di ?fruizione? della città, delle sue strutture ed ambienti, attraverso una strategia di salvaguardia funzionale tendente a migliorare la qualità della vita ed accrescere la vivibilità urbana.
Peraltro, vi sono una serie di strutture esistenti nell?area di Sant?Elia, San Bartolomeno e di Viale Poetto, che ben potrebbero essere riqualificate non solo da un punto di vista funzionale ma anche parzialmente architettonico.
In pratica detti immobili potrebbero ben ospitare delle strutture ricettive per studenti e per il turismo sociale e innovativo, compatibilmente con le necessità di edilizia abitativa pubblica. Si potrebbe anche pensare ad una ?cittadella degli studi e della ricerca? che consentirebbe un?occasione di arricchimento per la compagine sociale di Sant?Elia ed un?opportunità di conoscenza per i nuovi residenti che attraverso ?i saperi popolari diffusi? potrebbero meglio aiutare a ?leggere ed interpretare? il territorio di riferimento.
In questo modo anche ?i Matitoni? potrebbero essere riqualificati e riconvertiti allo scopo, dopo aver risolto i problemi abitativi dei residenti, e contribuire alla ?rivitalizzazione? di un quartiere attraverso la necessaria realizzazione di strutture indispensabili alla vita sociale degli studenti. Tutto questo, fra l?altro, comporterebbe la creazione di nuovi posti di lavoro per gli abitanti del quartiere ai quali potrebbero venire affidati una serie di servizi: dalla ristorazione alla manutenzione; dalla sorveglianza e sicurezza alla manutenzione del verde pubblico; dalla gestione degli impianti sportivi alla animazione.
Tutto questo, anche nel breve periodo, comporterebbe dei positivi mutamenti socio economici nella collettività di riferimento e, al tempo stesso, offrire un significativo modello per le altre comunità della Sardegna.
Prof. Roberto Copparoni
Presidente dell?Associazione Amici di Sardegna Onlus

Nella foto il fortino di Sant’Ignazio a Sant’Elia foto M. Deidda

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