Ecco la nostra proposta per Tuvixeddu

Relazione introduttiva di Roberto Copparoni, rappresentante del Comitato ?Tuvixeddu Wive?
dibattito pubblico del 5/2/07 presso il Teatro Club Via Roma 257 Cagliari, ore 20,30 sul tema:

Tuvixeddu, cosa ne vogliamo fare?
Organizzato dall?Associazione ?Riprendiamoci la Sardegna?
in collaborazione con
?Tuvixeddu Wive?, ?Amici di Sardegna?, ?Gruppo Cavità Cagliaritane? ?Centro servizi Ambiente Sardegna?

Tuvixeddu: diamo un esempio di maturità – Basta contrapposizioni. Creiamo consenso e partecipazione per la crescita della Città.

L?incontro di oggi a cui sono stato invitato dall?Associazione ?Riprendiamoci la Sardegna? verte sul tema Tuvixeddu: Cosa ne vogliamo fare?
Argomento assai complesso perché riguarda e coinvolge tutti, in modo inequivocabile.
L?ampiezza degli interessi diffusi e trasversali che l?argomento comporta, m?impone di affrontare il tema con la massima chiarezza e serietà. Cosa che cercherò di fare, scusandomi da ora per gli inevitabili errori in cui incorrerò, portandovi la mia esperienza maturata in oltre 30 anni di attività, studio e ricerca, che a vario titolo mi hanno fatto interessare a Tuvixeddu e, più in generale, allo ?stato? della valorizzazione, funzionalità e fruizione delle risorse archeologiche e storico monumentali di Cagliari e della Sardegna.
Per me questi temi sono delle ?vere leve strategiche? da cui deve articolarsi ogni progetto di crescita e di corretta formazione della collettività.
Ma prima di analizzare alcuni significativi aspetti del problema ritengo giusto fare un?apparente digressione e raccontarvi come ho conosciuto questo meraviglioso compendio.

Poco dopo che la Ras si trasferì in Viale Trento, mio zio Sergio, che era un appassionato ricercatore e raccoglitore di testimonianze dell?antichità, un giorno mi disse:
Roberto vieni con me, andiamo a fare una passeggiata sul colle di Tuvixeddu, ci sono un sacco di cocci di vasi e spesso si trovano anche dei piccoli manufatti punici e romani.
Io che ero un appassionato di archeologia, non me lo feci ripetere due volte, e così una domenica mattina, subito dopo la Messa, con la Fiat 850 celestina di mio zio ci recammo in via Falzarego.
Notai subito tante collinette di terra di riporto, proprio a lato del sentiero, pieno di rifiuti di ogni genere, e tanti pozzi rettangolari, alcuni dei quali talmente profondi da non scorgere neppure il fondo.
Sotto i miei occhi apparivano per la prima volta centinaia di tombe puniche e romane, molte delle quali riempite di rifiuti. Altre appena scavate o non ancora ?finite? dagli scavatori clandestini che ?nottetempo? frequentavano assiduamente i luoghi, lasciando all?interno delle cavità persino gli attrezzi da lavoro.
Fui preso da un?indescrivibile euforia, appena stemperata, dalla fatica causata dal cercare di raccogliere per osservare con attenzione le migliaia di frammenti ceramici come manici, orli, fondi di tutti i generi (policromi, a fuoco, guscio d?uovo, imperiali, decorati e non) che rinvenivo con estrema facilità.
Meravigliato da tante ?grazia di Dio? domandai a mio zio, da dove venisse tutta questa terra e lui mi rispose dicendo che era tutta terra di riporto proveniente dagli scavi effettuati in viale Trento e nelle vicinanze,
E gli chiesi: ma non c?è nessuno che vigili e controlli?
E lui mi rispose: vedi tutta Cagliari è ricca di testimonianze archeologiche, tutti quelli che si sono fatti la casa in questa parte della città sono pieni di reperti, molti dei quali estremamente preziosi. Pensa che fra via Falzarego, via Vittorio Veneto e via Bainsizza molte persone utilizzano le tombe puniche come ?cantina, officina o deposito? e poi, proprio in Viale Sant?Avendrace presso il Villino Serra, un privato ha sfondato le tombe romane e si è costruito una cantina e discoteca privata.
Molti di loro sono persone importanti e quindi tutti chiudono un occhio e lasciano fare in virtù del principio: ?vivi e lascia vivere?.
Restai sconvolto da tutto questo.
E pensare che io, fors?anche un po? soggetto, solo tenendo un coccio in mano, riuscivo ad emozionarmi?

Eravamo alla fine degli anni ?70.

Oggi non c?è più mio zio, ma i pericoli che Tuvixeddu corre sono sempre gli stessi anche se sono mutati alcuni scenari. Ovvero sia che l?impietoso velo dell?indifferenza e dell?incuria, causata da liti giudiziarie e prove di forza, riavvolga tutta quest?area dopo che, per la prima volta, dei seri scavi scientifici in loco hanno permesso una mappatura dell?importante area e il ritrovamento di preziose testimonianze del passato.
Peraltro, tra le tante argomentazioni addotte a favore o contro le parti in causa, quasi nessuno ha rilevato, l?importanza culturale che il sito riveste.
Fuori dalla retorica esiste un fatto oggettivo.
Provate ad immaginare quali danni spesso irreversibili, comporti la mancata conoscenza delle risorse ambientali (sia naturali che umane) che un territorio possiede, soprattutto per i residenti.
A questo proposito molti studiosi affermano che ?senza cultura non esiste progresso e chi non ha memoria non ha futuro?. Certo se il livello culturale di noi tutti si abbassa, e soprattutto per i giovani, nostre prime vittime, che identità possiamo trasferire a coloro che verranno?
A questo proposito voglio citare un episodio che mi è capitato in classe con i miei alunni, pochi anni fa.
Si parlava dell?importanza che riveste la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali del territorio anche a fini occupativi. Nello specifico parlavo della laguna di Santa Gilla, illustrandone le sue peculiarità e dando per scontato che l?area fosse conosciuta ?dall?universo mondo?.
Invece no, perché un alunno alla mia domanda ?Conosci Santa Gilla? Hai mai visitato quest?importante area??, mi ha risposto dicendomi convinto:
?Si, a Città Mercato mi trovo bene, ci vado spesso con gli amici, è un bel posto, c?è tanta gente e faccio incontri con un sacco di pivelle?.
La risposta del ragazzo mi ha fatto tanto pensare?
Ma se le cose vanno così, la colpa di chi è: della Coimpresa, del Presidente Soru, della Soprintendenza o di noi tutti che con i nostri comportamenti, spesso omissivi, consolidiamo questo stato di cose, delegando ad altri nostre precise responsabilità?
Un mio amico diceva che il male del secolo è l?indifferenza e che in Sardegna quest?atteggiamento assume devastanti conseguenze.
Con il senno di poi credo che lui avesse proprio ragione.

Allora?

Certo i tempi sono cambiati, le attenzioni della pubblica opinione sono maggiori, così come sono accresciute le sensibilità, la gente ha iniziato a togliere la testa dal sacco e vuole vederci chiaro e a parlare di democrazia partecipata, indipendentemente dal fatto di riconoscersi in questo o quel partito.
Insomma, sembra che tutti vogliano un miglioramento della qualità della vita!
La massiccia presenza di visitatori che, in questi ultimi due mesi, domenicalmente si sono recati a visitare il colle ci da riprova di quanto affermato.
Per questo abbiamo capito che la gente, l?uomo della strada, area in cui la mia osservazione cerca di attenersi, vuole fortissimamente trovare una soluzione che risolva il problema una volta per tutte.
In questi anni abbiamo cercato di dare corpo al volere della gente, attraverso tantissime iniziative, che non sto qui ad elencare. Grazie a questo confronto quotidiano con la gente abbiamo la forza e la determinazione per fare una proposta.

Tuvixeddu che fare? Cosa si propone?

Semplicemente un accordo stragiudiziale che da una lato consenta alla COIMPRESA di costruire i palazzi lato Via Is Maglias e dall?altro che sia adottato per il canyon, che da via Is Maglias conduce a Via Falzarego, una soluzione differente più adeguata alla ?valenza fortemente monumentale? che tutta l?area possiederà, anche grazie ad una buona parte dei lavori che si stanno realizzando.
Fra le proposte d?utilizzo il nostro comitato ?Tuvixeddu Wive? plaude all?iniziativa del Dott. Alessandro Loddo alla quale si ritiene debba essere data massima attenzione.

Certo, senza entrare nel merito di chi ha ragione o torto non possiamo fare a meno di segnalare che ?l?interesse pubblicistico? che l?area riveste per la comunità è, e deve restare prevalente.

Per questo dobbiamo essere riconoscenti al Presidente Soru che, per primo ha fatto una scelta coraggiosa, quanto criticata per le modalità e tempistica con le quali essa è stata presentata.
Personalmente, però, devo dire che questo modo di interpretare la gestione della cosa pubblica mi preoccupa, perché il principio ?o con me o contro di me?, essendo stato storicamente testato, non ha un gran bel futuro e non mi ci sembra utile e opportuno che il futuro progresso della Sardegna passi attraverso quest?ottica ?padronale e dirigistica? della ?res pubblica?.
Ma, forse, questo fa parte di un nuovo ?modo di intendere la politica? che, pur non piacendo a tutti ha il merito comunque di ?farci pensare? e quasi costringerci a riflettere sulle ?rendite di posizione culturali, mentali e soprattutto economiche? che dal dopoguerra hanno caratterizzato la nostra società e gli avvicendamenti parentali nella gestione della politica.

Peraltro anche la posizione di Coimpresa è comprensibile!
Infatti perché ricercare delle responsabilità che ?loro? non hanno, nel senso che se hanno attenuto tutte le possibili autorizzazioni perché addebitargli responsabilità politiche o etiche che non gli appartengono?
E poi, perché solo ora si è deciso di fermare tutto, a distanza di tanto tempo?

Certo, per noi è comunque meglio, vale il detto ?non è mai troppo tardi? per rispondere e ricordare la memoria del Maestro Alberto Manzi, però?abbiamo il dovere morale, giuridico, e prima ancora di parlare di opportunità e di ?neminem ledere?, cercare di trovare una soluzione che sia ?il male minore? o ?il vantaggio maggiore?, a seconda dei punti di vista che quest?investimento pubblico-privato comporta.
Quindi facciamo un salto di qualità. Abbiamo dimostrato di poterlo fare!

Solo trovando questo comune denominatore si potrà realizzare il nostro sogno:

Ridare a Tuvixeddu, e a Cagliari più in generale, la dignità che le appartiene di cui è stata ingiustamente privata dagli egoismi e dall?ignoranza di tutti.

A questo punto, per quanto di rispettiva competenza, non resta che augurare ?buon lavoro a tutti?, nella convinzione che mai, come oggi, abbiamo l?opportunità e la consapevolezza di dover trovare una rapida e credibile soluzione.
Roberto Copparoni

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