Quello che non si deve dire…

Questo pomeriggio ero in un bar di Cagliari e mentre prendevo il caffè ho visto sulla mia sinistra, frontalmente al bancone, un “autorevole collega giornalista”, che stimo per la sua chiarezza.
Dopo averlo salutato, in attesa del suo caffè, ho ripreso il pensiero che poco prima stavo analizzando nella mia mente, ovvero “l’atteggiamento della opinione pubblica nella incredibile vicenda di Tuvixeddu” e gli ho chiesto: Senti caro…..mi spieghi come mai la nostra categoria, che dovrebbe distinguersi in fatto di corretta informazione e di crescita della collettività, non riesce a dire la sua sul caso di Tuvixeddu ed assume posizioni contraddittorie.
Non è una vergogna tutto questo?
Vedi Roberto, mi disse XY, purtoppo la nostra categoria è compronessa e non è credibile! Fatta qualche rarissima eccezione, per alcuni colleghi che sono riusciti a ritagliarsi degli spazi di credibilità, tutto il resto è una …..
E poi sembra che a nessuno interessi la salvaguardia della nostra identità, le nostre sensibilità si stanno affievolendo sempre più!
Quindi, gli chiesi, anche noi siamo responsabili di questo stato di cose, non pensi?
Si, è vero. Troppo spesso abbiamo fatto passare per cose nobili e giuste, con connotazione pubblicistica, delle cose che in realtà altro non erano che consolidati interessi privati, meglio se del padrone.Dopo esserci guardati intensamente negli occhi, ci siamo salutati nello stringerci la mano, senza altri commenti…
Questo è quanto volevo comunicarvi.
Voi, cosa ne pensate?

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