La Sardegna delle contraddizioni…

Sono diversi anni che mi pongo il problema del perché la Sardegna non riesca a decollare. Intendendo per decollo la capacità dei sardi di volersi bene…tutti e di fare bene per la propria isola nella società. economia, cultura.

Le ragioni sono diverse e tante hanno ancestrali origini che ci riportano alla notte dei tempi. Ma senza voler fare un trattato sull’argomento mi limito a rappresentare quegli aspetti che ho avuto modo di rilevare in questi anni in cui ho viaggiato in lungo e in largo nella nostra bella isola, definita da Marcello Serra “Quasi un continente”. Per l’appunto “Quasi”

Spesso per giustificare quel “Quasi” e giustificare le ragioni della nostra incapacità e crisi generata ci riportiamo agli “invasori” che a detta di molti, in ogni epoca, hanno colonizzato la Sardegna. per impoverirla sempre più.

Ma se c’è qualcuno che invade è solo perché i residenti lo permettono. E quando mai tutti i sardi, dico tutti, si sono opposti?

Come è di fatto accaduto in tutti questi anni, dove tanti locali hanno preferito salire sul carro dell’apparente vincitore per averne dei benefici di vario ordine e grado e instaurare delle forme di collaborazione. Certo questo triste fenomeno di collaborazionismo si è avuto sempre e in ogni luogo del mondo,

Ma da noi dicono ci sia stata la componente resistenziale “per usare le parole di Lilliu” che in ogni tempo è sempre esistita ma che, purtroppo, non è mai riuscita a guardare oltre i confini del proprio territorio…a pensare a un sentire comune che fosse di tutte le popolazione della Sardegna. In altre parole non si è saputo guardare oltre il proprio limitato orizzonte e sempre in ottica di pura contingenza.

Ne sono esempio le tante testimonianze verificatesi nei secoli dal collaborazionismo con i punici e romani, alle faide dell’era giudicale fino ai giorni nostri ,ai fatti di “Pratobello dove le comunità interessate dal medesimo problema (ovvero la presenza delle forze armate nei propri territori per garantire il rispetto delle regole) si dividevano su fronti contrapposti. Così come accade anche oggi dove buona parte della popolazione di Perdasdefogu, o di Teulada o di Decimomannu difende la presenza dei militari nei loro territori così come accade a Sarroch, Portoscuso, Portotorres dove la maggior parte della popolazione non vuole che la fabbriche smettano di procurare inquinamento e danni irreversibili perché danno occupazione.

Un mio caro amico trentino mi dice sempre…”perché i sardi si accontentano e non fanno casino ribellandosi a tutti i tanti soprusi a cui sono soggetti?”.

Certo in fatto di rivoluzioni non abbiamo grande esperienza se togliamo anche i patetici tentativi di questi anni con la repubblica delle banane di Malu Entu et similia.

Con questo non mi permetto di certo di sminuire il profondo significato che la parola indipendenza possiede soprattutto per il nostro popolo. Voglio solo dire che la rivoluzione reale o virtuale non può essere delegata ad altri come accade in una assemblea di condominio e per di più a personaggi incapaci che vorrebbero rappresentare una “intellighenzia” presunta della Sardegna.

Del resto in questi casi molti dei media hanno sempre dato grande risalto a questi improbabili tentativi per raggiungere il duplice scopo di fare notizia ma ancor di più di indebolire, ridicolizzando, il reale pericolo che i sardi si ribellino per davvero. Basta rileggere i tanti articoli e lo spazio dato a certi personaggi per capire quale è la reale strategia. Consolidare lo “status quo”. Ovvero dipendenza dal Governo centrale.

La soluzione di tutto questo quale potrebbe essere? Forse quella di far riavvicinare i sardi alla loro storia, quella vera, non scritta da coloro che avevano interessi lontani e divergenti rispetto alla autodeterminazione del nostro popolo. Aiutarci l’un l’altro a reinterpretare il nostro passato per riprendere in mano le sorti del nostro futuro.

A questo proposito sarei tanto curioso di sapere quanti soldi lo Stato italiano da alle altra regioni a Statuto Speciale considerato anche che la Sardegna è la regione più lontana dal “Continente” e quella che ha la maggiore superficie di territorio soggetta a servitù militari, industriali e energetiche. Questo in un popolo maturo e pensante basterebbe a far saltare il sistema, invece da noi si continua ad andare avanti aspettando il 27 o in una vincita nel gioco d’azzardo legalizzato.

Vi auguro delle positive riflessioni Amici di Sardegna.

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