Sardegna: lavoro e morte

Oggi ho partecipato ad una manifestazione tenutasi a Santa Giusta. Il tema era la festa della Sardegna ovvero visione a due voci (Leorardo Melis e Pupa Tarantini) della storia della Bandiera Sarda. Alla presenza di un non folto pubblico sono state presentate le opinioni di due studiosi che hanno dato una lettura parziale del grande tema della sardità. In realtà l’argomento è sempre interessante ed attuale ma… bisogna evitare di organizzare eventi dove i promotori se le cantano e se le suonano in forza di un confronto che si riduce a dei monologhi e retorici proclami. Personalmente non credo che la Sardegna sia “l’ombelico del mondo” anche se amo la mia terra, amo un po’ meno i miei concittadini che da sempre hanno mostrato una incapacità di andare a sintesi. Penso ad esempio alla vecchia questione del separatismo ed indipendentismo per vedere quale e quanta poca coesione vi sia fra le decine di movimenti che si collacano in questa area…Siamo in presenza della frantumazione dell’atomo. In realtà la Sardegna forte dei suoi 1.650.000 abitanti rappresenta poco più del numero degli abitanti di un quartiere di una qualsivoglia capitale mondiale. Da noi la piccineria è un po’ di casa, così come l’incapacità di volare alto e pensare ad un futuro realmente partecipato e condiviso. Poi, però, come per miracolo, quando arriva il “predicatore di turno” ecco che ci ricompattiamo come per incanto. Penso al Grillo affabulatore, al Berlusconi piazzista, al Moratti speculatore, per finire al nostro Meloni grande biscazziere della sardità e del più becero e patetico indipendentismo pseudo isurrezionalista.
La questione della sardtià è un vero problema, una ferita aperta nella quale tutti e nessuno sono disposti ad investire un euro. Penso ad esempio alle fortissime critiche che il Giudice Fiordalisi ha ricevuto e proprio dai diretti interessati, solo per aver detto che l’industria militare è un danno per la Sardegna e non solo; penso alle posizioni assunte da molti cittadini di Portotorres, Sarroch e Portoscuso che affermano la positività della presenza delle industrie sul territorio solo perchè garantiscono scampoli di benessere legato ai redditi che queste industrie determinano per i dipendenti locali. Poca importanza riveste il fatto che decine e centinaia di persone si ammalano e muoiono a causa di patologie connesse alla emissione di gas e fumi di scarico delle locali ciminiere. Proprio quelle che ti danno lavoro e morte allo stesso tempo. Io credo che questa industria debba cessare in Sardegna. Ha fatto il suo tempo. I sardi del resto posono affermare con forza di aver già dato tanto in termini di vite umane e di pessima qualità di vita determinanta dalla presenza di queste nefaste strutture. Ma se le fabbriche chiudono dove è che si trova il lavoro? A questa domanda si potrebbe rispondere nel seguente modo:
Per prima cosa tutti gli operai e impiegati dovrebbero essere utilizzati per decenni nelle attività di bonifica e di ripristino (la dove possibile) dei luoghi di lavoro. In secondo luogo le industrie dovrebbero essere tutte riconvertite a produzioni energetiche di vere energie rinnovabili, ma non come ha fatto la Saras che, con la scusa di produrre gas dalla eliminazione (parziale) dei suoi rifiuti, realizza con prevalente denaro pubblico un gassificatore per poi rivenderci anche il gas che produce. A questo proprosito non capisco perchè nessun politico sardo tiri fuori queste cose o non proponga dei testi di legge coerenti e sensati in argomento. Ma si sa, nessuno è profeta in patria…così come è pur vero che tutti coloro che sardi non sono lo possono diventare a casa nostra.

Articolo precedente
Consegna degli attestati agli studenti dell’Istituto Professionale Galileo Galilei di Oristano
Articolo successivo
Domenica 17 giugno- Alla scoperta di Malu Entu (Isola di Mal di ventre) Cabras Oristano
Menu