Tuvixeddu: La collina della vergogna

In un paese che si definisce civile la cultura e le sua valorizzazione rappresentano un importante banco di
prova per misurare l’effettivo raggiungimento di certi livelli di qualità.

In questo contesto l’atteggiamento che i cittadini hanno avuto per almeno tre aspetti e vicende
determinano per Cagliari, ma non solo, una valutazione estremamente negativa.

Il primo è determinato dalla collina di Tuvixeddu, dove insiste la più importante necropoli fenicio
punica del mediterraneo, unica nel suo genere che a pieno titolo potrebbe fregiarsi di essere un monumento della umanità.

Il secondo è dato dal rione di Sant’Avendrace, primo vero centro storico di Cagliari, dove insiste
non solo la sede del primo insediamento urbano di epoca fenicia, nonché il suo tophet, ma anche l’area dove sorgeva la sede della
città giudicale di Santa Igia da un lato proprio dove ora è presente la città mercato, i suoi  parcheggi e cavalcavia e
dall’altro fra campi di calcio e rete ferroviaria.

Il terzo è riferito alla Laguna di Santa Gilla “Su Stani” come veniva affettuosamente chiamata dai
casteddai doc fino a alcuni decenni orsono, sito inserito nella Convenzione di Ramsar e Sito si Interesse Comunitario.

Dalla incuria e abbandono in cui versano tutti questi siti si determina un coefficiente assai negativo
per la nostra comunità che pregiudica qualsiasi credibilità in fatto di senso civico e di standar  culturali. Nel corso di questi
decenni di liti, processi, ricorsi, denunce e delazioni, generazioni di cagliaritani sono invecchiati nella speranza che questi beni
venissero liberati e resi fruibili. Nel bel mezzo di queste vicende alcuni imprenditori in armonia con alcune giunte comunali ne hanno approfittato per realizzare
significativi investimenti per  realizzare profitti. Pochi ci sono riusciti, alcuni ne sono usciti bene, qualcuno ci ha rimesso anche
l’anima… Perché tutto questo? In effetti sono state fatte valutazioni diverse e non sempre “ispirate” e “illuminate” da
quei sani principi fatti di correttezza, imparzialità, buona amministrazione, economicità di gestione e che dovrebbero sempre
tendere al perseguimento del bene supremo per la collettività. Resta il fatto che poche luci e tante ombre hanno da sempre accompagnato
tutti questi investimenti e dove, la non politica, ma la logica “amicale” ha giocato un ruolo strategico. Basta andare a vedere
quanto e come l’opposizione, con il suo non voto,  abbia di fatto avvallato “il tutto” per capire che con questa politica spesso
gli opposti si attraggono. Ora tutti si preoccupano, paradossalmente anche quelli che con il gioco delle parti e con il loro operato hanno
determinato questa situazione dove coloro che vengono considerati “giusti” non rappresentano “la saggezza e il bene” e i
“cattivi” non sono “il male o il peggio”.

Il degrado di Tuvixeddu è visibile e le decine di milioni di euro usati per…sono andati persi e mille
domande ci riempiono la mente e ci rattristano il cuore. Penso ad esempio alle gravissime accuse rivolte agli archeologi rinviati a
giudizio, penso agli anni di lavori di decine di studiosi, ai soldi spesi per gli scavi e per la messa in sicurezza dei percorsi e,
soprattutto, prendo atto della mancata “crescita” della nostra città e di suoi abitanti che, da generazioni, sono stati “ad arte”
privati della conoscenza di un importante pezzo della “propria” storia.  Ma cosa accadrà domani?

Che delle tante promesse solo qualche associazione ambientalista o ritenuta tale gioirà per aver, di
fatto, impedito che tutto ciò di positivo e di utile potesse accadere, ovvero l’affrancazione della cultura, dalla politica, dal
potere e dalle logiche spartitorie, per agevolare la formazione di consapevolezza della nostra comunità che, purtroppo, anche a
distanza di anni, mostra di non avere raggiunto.

E fino a quando ci limiteremo a fare da spettatori della nostra esistenza e a farci vivere, divisi e
contrapposti, dalla peggiore politica anziché vivere nell’alveo del buon senso e del benessere comune, le cose di certo non cambieranno.

 

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