Non è possibile che la vita di migliaia di esseri umani, chiamati lavoratori, debba quotidianamente essere messa in discussione e per di più per un "pugno di eurodollari".
Oltre a queste morti di dipendenti ci sono tante altre morti "di civili", collegate agli stabilimenti petrolchimici che altra colpa non hanno se non quella di vivere in prossimità degli stabilimenti.
Proprio come accade a Sarroch, a Portoscuso e a Portotorres.
Che le morti di Bruno, Gigi e Daniele ci aiutino per farci realizzare un altro futuro, più consapevole e dignitoso.
Roberto Copparoni, da e per gli Amici di Sardegna