Carbone pulito in Sardegna?

In Sardegna esiste il carbone pulito?

 

In considerazione dei recenti interventi posti a favore o contro l’utilizzo di questo minerale combustibile per la generazione di energia, ritengo giusto dire alcune cose in merito, stimolato anche dal recente incontro che si è tenuto domenica 25/11 ad Iglesias in occasione della costituzione della locale Sede, nonchè Federazione provinciale dei Verdi, dove in più occasioni si parlato del riutilizzo del carbone per produrre energia.

 

Premesso che l’ambiente in senso lato è la risultante di vari elementi legati alla conservazione della qualità di fruizione dei fattori naturali (come aria, mare, acqua e terra) e alla qualità della vita in senso socio economico e occupazionale.

 

Ma prima di tutto dobbiamo chiederci dove vogliamo andare a parare.

 

Conservare posti di lavoro o salvaguardare l’ambiente naturale e per effetto la nostra esistenza?

Oppure cercare di riconvertire le nostre abitudini e i nostri consumi di energia non rinnovabile e, magari, preservando l’ambiente e trovare nuova occupazione.

 

Molti oggi parlano di Carbone pulito. Soprattutto i sindacalisti che in fatto di sensibilità ambientale hanno talvolta lasciato a desiderare*.

 

In realtà il problema è mal posto perché più che di pulizia dell’uso di questo minerale si dovrebbe parlare, semmai, di suo migliore utilizzo.

Infatti, pare che oggi si spossa ottenere dallo stesso quantitativo di carbone il doppio dell’energia fino ad oggi prodotta.

 

Questo vuol dire che il carbone non inquina più?

 

No, di certo. Il problema resta in tutta la sua interezza.

Si vuole solo dire che il carbone può essere più produttivo. Tutto qui!

 

Inoltre ricordo a tutti che fino ad oggi le problematiche minerarie del Sulcis/Iglesiente hanno assorbito tanti di quei soldi pubblici, dati a fondo perduto alle varie imprese estrattive che, se fossero stati dati agli stessi beneficiari (circa 900 lavoratoti) essi avrebbero avuto in venti anni l’equivalente di un miliardo e duecento milioni di vecchie lire a testa.

Chi volesse approfondire l’argomento vada a leggersi il pungente articolo del Prof. Alessandro Penati apparso sul Corriere della Sera del 20/10 e quanto affermato da Salvo Lacosta su L’altra voce.net del 15/08/07 (articolo tratto da www.insardegna.eu)

 

Roberto Copparoni

 

 

 

*Vedi per esempio la vicenda di Ottana, nata alla fin fine, allo scopo di generare una sensibilità proletaria ed una presenza sindacale fino ad allora non rilevabile nel DNA dei residenti, peraltro fino agli anni ’70, per loro fortuna,  anche poco politicizzati.

Certo che è strano prendere atto del fatto che una economia agro pastorale abbia retto per millenni e che nel corso di soli venti anni sia stata stravolta dalla forzata presenza industriale, gestita peraltro anche in modo isipiente e clientelare a discapito della prima.

 

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