Elezioni: 5 domande e 5 risposte sulla Sardegna

 

 

Le domande sono state tratte dal blog: http://sardegnaenergia.blogspot.com/

 

 

1) Quali misure intende adottare a sostegno della generazione distribuita da fonti rinnovabili "pure" (solare, eolica, geotermica, idroelettrica) e da altre forme "alternative" alle fonti fossili (combustibili di natura biologica e idrogeno generato da fonte rinnovabile)?

 

R -1) Prima di tutto bisogna stabilire  la misura da assumere per la diffusione della generazione distribuita o meglio e preferibilmente per la cogenerazione distribuita (e ancora più la tricogenerazione ovvero elettricità/caldo/freddo) un potenziamento delle reti di distribuzione a bassa tensione (BT) e media tensione (MT) perchè risultano progettate per flussi unidirezionali di energia. Le misure a sostegno riguardano famiglie e imprese. Una misura che riguarda tutti è la semplificazione delle procedure, nell’ambito del rigoroso rispetto delle norme di settore interne e comunitarie. Relativamente alle misure di sostegno si dovrebbero analizzare, anche nel quadro dei vincoli di bilancio regionale, diverse opzioni che vanno dall’uso della leva fiscale (da tassazione tecnologie o vettori energetici rinnovabili, alla tassazione di scopo in attuazione del Principio " chi inquina paga"). Inoltre prevedere una concessione di incentivi reali (in conto capitale, in conto interessi).

Infine per le imprese istituire di un "fondo di rotazione per la innovazione", la costituzione di garanzie o ancora un credito d’imposta.

 

2) Ritiene di doversi impegnare in scelte coraggiose per portare la Sardegna all’avanguardia in Europa in relazione alla percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili

 

R-2) Credo che l’impegno primario per un ecologista, e ancor di più per un ecologista della Sardegna sia scrivere al primo posto nell’agenda politica degli impegni, e  con l’etica della responsabilità, la questione energetica. Questione energetica che deve coraggiosamente modificare il mix di offerta energetica e questo vuol dire, svolta significativa verso le rinnovabili.

La Sardegna su questo tema deve fare importanti passi avanti con equilibrio ma, allo stesso tempo con massima determinazione. La nostra isola ha una produzione che eccede il fabbisogno del 6,5%, ma l’incremento su base annua e riferito all’ultimo dato Istat parla del 13%. La potenza lorda  installata è pari a 4043 Mw di cui solo 20 Mw sono da fonte rinnovabile!

I consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili erano pari all’1,3% nel 2000 e al 6,9% nel 2006. I consumi procapite della Sardegna sono superiori alla media nazionale circa 7400 kwh per abitante e pari a quello della Lombardia.

 

 

3) Considerato che la prima fonte di energia è il risparmio energetico, quali misure intende adottare in tal senso?

 

3-R) I settori dove intervenire con interventi mirati e differenziati e con strumenti fiscali e di incentivazione/promozione sono:

– il settore industriale,

– il settore residenziale e terziario,

– nei trasporti e infrastrutture.

Nell’industria con sistemi di incentivazione che hanno come obiettivo la sostituzione dei motori elettrici con quelli ad alta efficienza e uso di inverter. Anche l’illuminazione è settore d’intervento nell’industria e l’uso di sensori di presenza e sostituzione di lampade fluorscenti alimentate da alimentazione elettromagnmetica con i moderni alimentatori elettronici che alimentano lampade fluorescenti ad alta efficiente e regolatori di flusso luminoso sarebbe di grande utilità. Nel settore civile nel duplice ambito del residenziale e terziario sicuramente da praticare è la certificazione energetica e per le amministrazioni pubbliche questo potrebbe essere un requisito obbligatorio per accedere a fondi pubblici regionali.

Nel terziario (centri commerciali, uffici, impianti sportivi, strutture sanitarie, alberghi, ristoranti, bar, scuole) bisogna prevedere premi o agevolazioni per estesi patrimoni immobiliari. Nel settore dei trasporti agire per disincentivare l’uso della gomma. Nelle infrastrutture intervenire con accordi con il gestore della rete per interventi che limitano le perdite di rete sia nella trasmissione che nella distribuzione. L’esigenza di un rigoroso ed efficace programma di risparmio energetico. La nostra regione ha una esigenza particolare di riduzione delle fonti di energia considerato che  nel campo elettrico (che rappresenta circa un terzo dei consumi primari) l’intensità elettrica ovvero la quantità di energia occorrente per produrre un milione di euro di ricchezza (in valore monetario del 1995) è pari a 510,5 Mwh/Meuro a fronte di 288,4 di dato medio nazionale. Certamente la causa  risiede nella presenza di grandi industrie, forti consumatrici di energia elettrica (alluminio in particolare) e dell’assenza del gas naturale, che favorisce il perdurare degli impieghi dell’energia elettrica anche per gli usi finali non obbligati quali, tipicamente, quelli per la produzione di acqua calda sanitaria, ma il valore alto giustifica ampiamente l’esigenza anzi il dovere di intervenire .

 

4) Quali azioni di informazione e di educazione ambientale intende promuovere per creare e rafforzare la consapevolezza del ruolo dei singoli e della collettività in merito ai consumi enegetici?

 

4-R) Un programma regionale che servendosi degli strumenti di comunicazione sociale, della scuola e degli enti territoriali educhi cittadini, imprese, associazioni per diffondere la cultura e la cura della qualità dell’ambiente.

 

 

 

5) In considerazione dell’imminente indicazione da parte del Governo delle località che diverranno sede di centrali nucleari e deposito di scorie radioattive come reagirebbe qualora venisse scelta la Sardegna?

 

5-R) Prima di rispondere nel merito vorrei evidenziare e denunciare una cosa. La Sardegna ha  l’area industriale di Porto Torres pregna  di materiali  molto pericolosi. Rifiuti che risalgono agli anni Settanta e Ottanta.Tutto ciò è certificato in un dossier della Regione.

Con tale  potenziale tossico e nocivo che risale ormai a più di trenta anni i quasi, unici finanziamenti per la bonifica dei siti industriali e delle discariche associate sono stati effettuati dalla Regione, almeno fino al 2002, come risulta dal dossier dell’Assessorato all’Ambiente. E’ pensabile in uno stato di diritto vengono, liquidati i privati che hanno investito su Porto Torres, e non si sente l’obbligo di restituire oggi a quel territorio le opportunità che la stessa chimica di fatto ha tolto?

L’occasione si presentò tra il 1996 e il 1998. L’ENEA, su incarico dell’allora Ministro della Ricerca, eseguì sul Comune di Porto Torres un lungo studio di valutazione socio-economica e ambientale per studiare la possibilità che il Comune ospitasse il reattore sperimentale per la fusione termonucleare chiamato ITER per (International Termonucleare Experimental Reactor) produrre energia elettrica. L’ indagine, fu svolta in collaborazione con l’Università di Sassari grazie ad un finanziamento Euratom. Fu verificata la disponibilità della popolazione ad ospitare l’impianto con circa 40 incontri con i cittadini e i loro rappresentanti, infine con il sistema GIS (sistema informativo territoriale) furono individuate anche le aree sulle quali dovevano sorgere gli impianti mentre l’Unione Europea espresse la propria disponibilità a risanare l’area inquinata dalla chimica. Rappresentanti della popolazione di Porto Torres effettuarono un viaggio in Gran Bretagna per visitare il JET (Joint European Torus) ovvero il reattore sperimentale per la fusione più avanzato in Europa e, dopo aver parlato con le autorità locali inglesi che ospitavano l’impianto, decisero in una successiva riunione di accettare l’impianto sul proprio territorio, ritenendo non solo che non fosse pericoloso ma anche che esso ben si conciliava con la presenza del costituendo Parco dell’Asinara, essendo la fusione una fonte rinnovabile. Pochi giorni prima che l’ENEA consegnasse la ricerca alla Unione Europea, il Governo italiano decise di ritirare, per motivi che nessuno sinora conosce, la candidatura ad ITER, che oggi si sta realizzando a Cadarache in Francia. Nel merito poi ritengo la produzione di energia elettrica con il nucleare da fissione rappresenti la più costosa forma di produzione di energia. Irrisolti risultano i problemi dello smaltimento delle scorie di terza categoria (tempi di decadimento di decine di centinaia di migliaia di anni), proliferazione nucleare, sicurezza dell’esercizio, limitatezza della disponibilità di uranio fissile. Non a caso si rimanda ai reattori veloci di quarta generazione che bruciano le scorie come il plutonio e gli attinidi minori oltre che usare l’uranio fertile. L’altra tecnologie su cui si punta, sempre per il 2050 è l’amplificatore di energia che usa torio al posto dell’uranio insieme ad un acceleratore di particelle. Lo stesso dicasi per la cosiddetta piattaforma tecnologica, formata da un deposito superficiale per scorie di prima e seconda categoria e da un deposito per l’immagazzinamento dei rifiuti di terza categoria e del combustibile esausto. Io credo che non si possa chiedere alla Sardegna di essere sede nè di sito di reattore e nemmeno di scorie: già la Maddalena presenta un inquinamento radioattivo e non i può considerare l’isola come la pattumiera del continente.

Infine credo che bisogna applicare il principio della tendenziale equidistribuzione dei carichi ambientali ripartendo fra tutti gli inevitabili danni e sacrifici.

 

 

 

 

 

 

 

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