Fonti energetiche: L’Italia che non sceglie e la Sardegna aspetta…

Anni fa abbiamo fatto una scelta ma non abbiamo potuto o voluto avere il coraggio di portarla avanti.

 

L’Italia del boom economico degli anni 60 attraversava un momento assai favorevole e a questo contribuirono non poco le positive contingenze anche internazionali che si riferivano al nostro "Bel Paese". Si viveva sulla scia del piano Marshall, forti della genialità di certi blasonati personaggi come Mattei (peraltro, fatto saltare in aria sul suo aereo e la cui morte è rimasta misteriosamente impunita) o di "icone" formative ed etiche come il Maestro Alberto Manzi, quello del programma del "Non è mai troppo tardi" o Fra Martino, quello che salutava tutti a fine trasmissione dicendo" Pace e bene a tutti" ed altri ancora.

In questo processo di generale civilizzazione, passato anche attravero  "Carosello" e "Mago Zurlì", i volti di Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassmann, Nino Manfredi e dell’intramontabile Totò, ben s’inserirono le "potenti e trasversali" famiglie degli Agnelli e dei Pirelli che furono così tanto forti da "vincolare" gli scenari delle "strategiche" progettazioni della mobilità nazionale fatti passare agli occhi  dell’apinione pubblica come esaltanti opere di civilizzazione ed industrializzazione del nostro Paese, vedasi quanto scritto in merito alla quasi mitologica "Autostrada del Sole".

Infatti dalle loro "intuizioni" nacque la più estesa rete di strade e di autostrade che portarono in pochi anni l’Italia ad essere la nazione europea con il maggior numero di kilometri di strade asfaltate. Venne fatta quindi una scelta di campo e "blindati" gli scenari del nostro futuro.

Quasi tutti i media, molti dei quali sorretti proprio da queste famiglie, sostenevano questa modernità, il boom economico e la crescita di civilizzazione di massa. L’auto e la moto divennereo "simboli di stato", come la tv, il frigorifero e il telefonino. Ma sotto, sotto l’apparente e crescente benessere di consumi si consolidavano i rapporti di forza.

Tutto questo è servito soprattutto a far crescere vistosamente il fatturato del mercato automobilistico e dei mezzi gommati.

Infatti da allora abbiamo un altro triste primato: siamo il Paese d’Europa che per il trasporto delle merci utilizza massicciamente i mezzi che viaggiano su gomme.

Infatti a livello nazionale poco viene trasportato su navi e aerei e ancora meno si trasporta con le ferrovie  o per via fluviale.

Insomma è stato uno sviluppo a "sulle spalle di tutti a vantaggio di pochi".

Negli anni ’70 con un colpo di reni la società italiana decise di scongiurare il possibile utilizzo della energia nucleare per la soluzione dei problemi di approvvigionamento energetico.

Ma, stranamente, non manifestò uguale determinazione nella riconversione dei progetti e dei processi di produzione energetica. Ovvero passare massicciamente dalle fonti non rinnovabili a quelle rinnovabili.

Ma lo sviluppo era in corso e non ci dissero che non si poteva rallentare per attuare questi cambiamenti strutturali.

Ma chi impedì questo cambiamento?

A dire il vero forse un po’ tutti, perché legati ad abitudini e comportamenti di comodo perché forti delle recenti conquiste tecnologiche e tecniche che apparentemente migliorarono il tenore della nostra vita.

Ma, a mio avviso, la maggior parte della responsabilità va attribuita proprio a quei signori del Parlamento, di destra e di sinistra, che essendo espressione o collegati alle famiglie dei petrolieri, industriali del carbone, costruttori di auto e di pneumatici hanno fatto in modo di  "scoraggiare" l’acquisizione di competenze, sensibilità e pratiche volte alla riconversione del sistema energetico nazionale.

Infatti il vento, il sole, le bio masse e l’energia geotermica, non sono nate oggi. Ci sono da sempre.

Certo, prima, gestire queste risorse della natura poteva presentare una certa difficoltà tecnica ed economica per via delle limitate conoscenze e competenze scientifiche e dei sensibili costi, ma oggi che non è più così, perché si ha la sfrontatezza di riproporre l’uso del nucleare?

Probabilmente per gli stessi motivi che hanno di fatto impedito la nostra riconversione alle energie rinnovabili, ovvero "gli interessi di pochi", chiamati anche "gruppi di potere".

A questo proposito sarei curioso di sapere quali società italiane sono in grado di relizzare degli impianti di III o IV generazione di tipo nucleare, con quali garanzie per l’accantonamento delle scorie e soprattutto vorrei conoscere i veri titolari di queste società.

Ma forse lo sappiamo un po’tutti!

Allora, la storia si ripete, ieri come oggi si cerca di scoraggiare il buon senso paventando non so’ quali vantaggi di natura pratica ed economica.

In verità i vantaggi ci sono e sono sotto gli occhi di tutti, occorre però sviluppare misure decisamente alternative al nucleare, ovvero: "Lo sviluppo Verde".

Il Ministro del clima e dell’energia del Governo danese, Connie Hedegaard è certa che i governi dell’europa possono guadagnare molti posti di lavoro se stimolano le loro industrie a investire nelle energie rinnovabili, non se fanno il contrario.

"Nel 1981 il Danimarca il 3% veniva prodotto da fonti rinnovabili. Oggi è al 17% e tra breve si giungerà al 20%. Questa è la strada e di certo senza centrali nucleari, ma attraverso l’energia eolica, la biomassa, il biogas e cosa’ via. Investire nell’efficienza energetica conviene a tutti, soprattutto ora che siamo in presenza di una generalizzata crisi. Lo sviluppo verde significa anche sviluppo economico.

Ma allora perché ci sono tante discussioni?

Non lo sappiamo, ma una cosa è certa.  Non si è mai vista una così massiccia attività di lobby e di gruppi trasversali come in questo periodo".

Chi c’è dietro questa massiccia attività di mobbing è facile sapere, basta vedere a chi può dare fastidio questa riconversione ecologica della società.

In realtà, oggi abbiamo solo una cosa da fare, ricostruire un positivo rapporto con l’ambiente attraverso una serie di comportamenti virtuosi che, solo in fase di avvio potranno affaticarci un po’, ma che una volta a regime sosterranno la nostra esistenza e daranno senso compiuto al nostro vivere insieme attraverso una migliore qualità di vita.

 

 

 

 

 

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