I “grillini ” non sono qualunquisti

 

Un contributo per superare le ingiuste critiche

 

I grillini non sono affato un’orda di barbari ma sono espressione di uno "stato di necessità" per un Paese realmente migliore.

 

Ho letto e riletto quanto ha scritto su Repubblica l’autorevole opinionista Eugenio Scalfari.

Per la verità tutto l’articolo, peraltro ben fatto, risente di un peccato originale "l’antipatia per il personaggio Beppe Grillo e allo stesso tempo l’approccio, un po’ "da puzza sotto il naso"che il giornalista ha nei confronti di questo movimento, recentemente venuto alla ribalta per via del suo slogan "Vaffanculo", termine scurrile e un po’forte che mal si addice al linguaggio dei "buoni salotti" di Roma o Milano.

E’ stato detto che "i grillini" appartengono o si ispirano agli ideali anarcoidi ed individualisti della nostra gente, peraltro espressione tanto cara all’ex Ministro Pisanu che, quando non sapeva con chi prendersela, citava sempre questa categoria come responsabile dei più efferati delitti.

La nostra gente, dice Scalfari, è gente sana (fra cui si proietta necessarimente anche lui) costituita da persone laboriose, pazienti, capaci, generose.  Io aggiungerei anche alcuni attributi, sottintesi forse da Scalfari, di antica e retorica memoria, laddove si descriveva il popolo italiano come una sommatoria di persone costituita da santi, poeti e navigatori….ricordate? Ma erano altri tempi…

Oggi c’è la libertà, oggi c’è la democrazia quella formale, però, ben descritta nell’articolo del Direttore di Repubblica. Come la "Casa di Barbie", dove tutto è ordinato e colorato.

Quella evocata a cui fa un esplicito riferimento Scalfari nell’articolo, quando parla di altre forme di protesta, più civili rispetto al Vaffanculo.

Insomma Grillo dovrebbe apprendere del "Bon ton". Ma come fa’ un povero diavolo ad usare il galateo quando viene sodomizzato senza, neppure, preavviso?

Il movimento di Grillo, cari amici non è una manifestazione di antipolitica, semmai un movimento di protesta e di proposta super politica, come bene ha detto Marco Travaglio.

Chi parla, facendo nomi è cognomi, o si attiene alla descrizione dei fatti, fondando il proprio assunto su elementi certi, non è un qualunquista, un populista da circo mediatico, ma assolve ad una primaria funzione democratica, ovvero crea le condizioni di una corretta informazione.

Sono personalmente convinto che nel nostro Paese mai si potrà creare "consapevolezza" e vero "senso civico" se si persevera nell’alterare la verità sui fatti, sulla storia delle persone o restando impunite le stragi di Stato.

In tutto questo anche l’informazione non è esime da responsabilità.

Pensate che già nel 1944 la Confindustria finanziava il giornale "L’uomo qualunque", così definito dallo stesso fondatore, Guglielmo Giannini:

 "il giornale dell’uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole".

Grillo non è un qualunquista, Grillo è una miccia a tempo, un detonatore, come lui stesso si è definito.

Il gruppo di Grillo non è un movimento di opinione di natura antipolitica, anzi al contrario è una sodalizio di persone, legate da una "mission" post ideologica, che non appartiene né alla destra, né alla sinistra, che vogliono difendere le Isituzioni, tanto che ne hanno così grande rispetto che pretendono la salvaguardia del Parlamento ed un ricambio generazionale.

Pensate se le proposte di Grillo venissero accolte dal Parlamento, da oggi nei Palazzi del potere avremmo 300 politici di meno, di cui 119 alla Camera dei Deputati e 181 al Senato della Repubblica.

Insomma si farebbe un po’ di piazza pulita, non vi sembra?

Purtroppo non ho letto il discorso di David Grossman, all’apertura del Festival della letteratura di Berlino e me ne scuso.

Ma ho letto attentamente un testo meno blasonato ma non meno importante "la Costituzione", dove all’articolo 3 si parla della meta "pari dignità sociale fra i cittadini" (intesa come pieno riconoscimento di un normale status giuridico e politico) che il nostro Paese sta faticosamente realizzando e, soprattutto, quando si afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono ai cittadini il raggiungimento di questi obiettivi, ovvero l’uguaglianza sostanziale.

Per quanto si è detto e scritto sui media, molti giornalisti, seppure fra tanti distinguo, sembrano voler negare l’importanza che il V-Day ha avuto e avrà proprio su questo tema.

A mio avviso il problema della manifetazione di cui si parla,è stato presentato sui media in modo errato.

Molti hanno liquidato l’evento dicendo che il V-day è stato il trionfo del qualunquismo e del gratuito populismo.

Qualcuno ha invece presentato la manifestazione come un delicato "campanello di allarme per il sistema" sul quale occorrre riflettere con attenzione.

Quanto poi alle critiche rivolte da Scalfari alla proposta di legge popolare di Grillo, articolata su tre punti, noto con piacere che almeno sulla metà di queste l’autorevole giornalista è d’accordo.

Certo citare Gramsci, Pertini, Saragat, Pajetta come esempi di parlamentari condannati con sentenza definitiva e paragonarli in qualche modo a Cirino Pomicino, Umberto Bossi, Marcello Dell’Utri, Cesare Previti è cosa assai triste. Non vi pare?

 

Insomma. Per concludere penso che non ci sia cosa migliore che far parlare il nostro dipendente "portavoce", alias Beppe Grillo.

 

"Insieme ce la faremo.

Siamo tanti, milioni, dobbiamo solo svegliarci da un incantesimo.

Per sorridere alla vita e essere felici.

Per un nuovo Rinascimento."

  

Roberto Copparoni                                                                                                             

 

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