Piano della mobilità e piano strategico

In questi giorni si fa un gran parlare della mobilità a Cagliari.

Grandi nomi, affermati luminari si confrontano, dicendo tutto e il contrario di tutto.

Credo che a monte vadano risolti alcuni problemi…

 

 

In effetti se vivessimo all’interno di una società "culturalmente matura, detentrice di valori condivisi" tutto sarebbe  più facile. Ma da noi in Sardegna e a Cagliari in particolare, dove da generazioni, opera una "borghesia illuminata", giusto per usare una espressione del Dott. Palomba, responsabile dell’Uffico Regionale del lavoro, credo che tutto sia molto più problematico visto che, a mio avviso, di "luce vera" se ne vede davvero poca.
Certo i problemi della mobilità sono molto complessi ed incalzanti, ma credo che prima ci siano da fare altre cose. Come ad esempio insegnare alla gente ad essere cittadini, peraltro non necessariamente con l’uso della bicicletta, e a rapportarsi in modo vincente alle istituzioni, al concetto di bene e di servizio pubblico, riuscendo a far valere la propria soggettività; gente che fino ad oggi esprime in prevalenza passiva soggezione verso l’autorità e manifesta una crescente e preoccupante sfiducia verso le istituzioni alle quali si rapporta con sempre crescente distacco.
Non sono un addetto ai lavori ma, per quanto posso capire, credo che il problema vada impostato nel seguente modo:
Dove vogliamo andare a parare?
Far lavorare aziende amiche e compiacenti, offrire scampoli occupativi per dei costosissimi, suggestivi e accattivanti lavori, che potrebbero essere presto modificati e rifatti o vogliamo dare delle risposte economicamente credibili e realmente funzionali alla collettività?
Solo se daremo una risposta chiara e univoca a questa domanda potremo procedere nella giusta direzione e discutere sulle priorità, costi, tempi e modi sul da farsi.

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