Ridiamo a Monte Claro la considerazione che merita
Le recenti scoperte fatte al colle di Monte Claro ci inducono a fare una riflessione che deve andare oltre la legittima euforia che questi ritrovamenti hanno determinato. Penso all’importanza che riveste la cultura per la nostra città e non solo e alla necessità di elaborare delle strategie in grado di avvicinare la popolazione alla corretta conoscenza del proprio vissuto. Del resto senza cultura non si può essere veri cittadini e senza “memoria” non si ha futuro. Bisogna prendere coscienza del fatto che se si vuole realmente una qualità di vita migliore non si può prescindere dalla valorizzazione e corretta fruizione del grandi giacimenti culturali che la nostra città, e più in generale la Sardegna, possiede.
La collaborazione realizzata fra Ministero dei Beni Culturali, attraverso la Soprintendenza archeologica di Cagliari, gli Enti locali territoriali, con la Provincia di Cagliari in prima fila e il mondo del privato sociale, con l’associazione di volontariato culturale e ambientale Amici di Sardegna devono farci comprendere che nuove intese e strategie devono essere ricercate e attivate in questa direzione. La cultura deve riconquistare una centralità anche perché l’opinione pubblica richiede questo. Basti vedere l’entusiasmo, la partecipazione e l’interesse che ogni ritrovamento archeologico urbano suscita nella opinione pubblica. E’ ancora forte il ricordo delle centinaia di persone che decenni fa hanno assistito al ritrovamento della statua di Bacco in Viale Trieste, accalcate lungo le transenne che delimitavano l’area di scavo nel corso dei lavori, o l’entusiasmo dei cittadini nel vedere al Museo della laguna presso lo stabulario del Consorzio ittico di Sa Illetta, (ora purtroppo chiuso), decine di anfore rinvenute lungo i fondali della laguna o le migliaia di visitatori che ogni anno accorrono per visitare la necropoli fenicio punica di Tuvixeddu in occasione di Monumenti Aperti che, fra l’altro, ben potrebbe essere Monumento UNESCO. Tutte queste testimonianze esprimono una sola cosa: desiderio di conoscere e fruire la nostra storia per vivere e comprendere meglio il futuro e ritrovare senso di identità, condivisione e partecipazione. Peraltro l’area di queste recenti scoperte ricade proprio nel quartiere di Is Mirrionis, quartiere popoloso e popolare ricco di problematiche di varia natura per le quali non si è mai cercato di trovare delle soluzioni di tipo culturale e strutturale che prescindessero dalla mera erogazione di contributi a pioggia o da interventi di natura elettorale. Quello che si dovrebbe proporre è un avvicinamento della popolazione alla conoscenza della storia del proprio passato mediante delle azioni non formali ma ricche di contenuti scientifici realizzate in contesti e tempi accattivanti e socializzanti. Del resto cosa vi può essere di più bello e educativo allo stesso tempo nell’assistere allo scavo archeologico di studiosi e volontari che rendono fruibile e partecipata l’azione della ricerca e che intrattengono con i curiosi e osservatori un dialogo informativo. Tutto questo può essere realizzato con dei costi assai limitati, basta volerlo e questa bellissima esperienza a Monte Claro lo conferma. Che sia l’inizio di una nuova stagione per la cultura di Cagliari e per la Sardegna.
Prof. Roberto Copparoni
Presidente di Amici di Sardegna ONLUS