Sardegna: una nazione senza patria

Il pensiero autonomistico della Sardegna ha antiche origini.

Illustri pensatori si sono cimentati su questo importante tema, a volte in chiave romaniticamente nostalgica altre volte in ottica retorica. Solo pochi hanno avuo il merito di analizzare il pensiero differenziandolo dai fatti, separando i desiderata, dalla società di riferiemento.

Tanti studiosi in questi anni nel hanno cercarato di dimostrare che il popolo sardo può e deve autodetermimarsi e per taluni perfino ambire a diventare una nazione indipendente, con distacco dallo Stato italiano.

 

Certo alcuni indipendentisti sono fuori dalla realtà.

Penso ad esempio al Sig. Meloni di Terralba che si è autoproclamato presidente dell’Isola di Mal di ventre e ottendo grande risalto dai media locali, che sfida le Istituzioni, fino al ridicolo.

Ma forse è proprio questo che vuole, contribuire a ridicolizzare una principio troppo alto per i mediocri e voltagabbana. Del resto che senso ha fare i sardisti assiame a Forza Italia e alla Lega Nord!

 

Altri dotti tendono a dimostrare la quadratura del cerchio, riferendosi ad una società sarda virtuale e inesistente,  ignorando che il sardo non è realmente interessato alla società di appartenenza, tanto meno al sua collettività.

Stando ai numeri sembra che solo un 5% dei residenti abbia interesse al suo futuro collettivo, gli altri vogliono solo campare senza idealità, nel meno peggio, spostando il peso politico elettorale dalla parte che. al momento, sembra più conveniente allo scopo.

Non importa chi sia!

 

Peraltro la destra ha vinto anche nella nostra regione, ma nonostante tutto si continua a parlare, a proporre.

In verità uno dei principali mali della nostra isola è che il popolo sardo non pensa come popolo ma come sommatoria di individui o di piccoli gruppi, magari anche imparentati fra loro e le scelte troppo spesso sono solo il frutto di biechi interessi, colorati da forbite argomentazioni pubblicistiche.

 

Per usare un celebre titolo di Marcello Serra, per me la Sardegna è "quasi un continente" …senza patria.

Certo, non mi rallegro di questo, anzi!

Ma sono tali e tante le volte in cui ho cercato di far capire questa piccola verità che adesso, non ho più forze per continuare.

 

Ora mi sento inutile alla mia terra, soprattutto alla mia gente. Sono come una batteria esausta.

Per questo penso che andrò via dalla Sardegna. Pur amando la mia regione, ora mi sento di vivere in un posto sbagliato, in un periodo sbagliato, fra persone che non vogliono cambiare.

Molti, a volte, dicono di volerlo fare, ma poi… non cambia nulla.

Certo ora che abbiamo 8 province con circa 1.650.000 abitanti siamo un altra cosa.

In tutti formiamo quasi un quartiere si una grande città.

Ma non è che raddoppiando le province si risovano i problemi, per me si acquiscono.

Pensate quante ulteriori spese e costi esse comportano. E per che cosa?

Per espandere la macchina politico clintelare delle auto blu e dei signori assessori, magari con qualche Prefetto in più.

 

Nel frattempo continuiamo a dare soldi alla Saras, anche con il CIP 6 delle bollette ENEL, che inquina l’ambiente e uccide tante persone, siano essi lavoratori che semplici residenti delle aree di interesse. Nessuno dice chiaramente che è ora di finirla con questo massacro legalizzato e di attivare tutte le procedure necessarie e idonee per attuare una riconversione degli impianti, neppure i Sindaci interessati. Ma a che cosa sono interessati, al benessere delle rispettive  popolazioni o pensano ad altro?

Facciamo finta di nulla e andiamo avanti. Per andare dove?

Vergogna!

Non è questa la Sardegna che desidero.

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