Un dramma di tanti: la storia di Roberta

Poichè il nostro blog, non vuole essere un semplice mezzo di comunicazione ma uno strumento per la comunicazione, riteniamo giusto segnalarVi la storia di Roberta, una danna che dopo anni di Comunità di recupero ha deciso di rientrare a Cagliari per poter rivedere i propri figli di cui uno in particolare ancora piccolo è affidato al padre.
Padre che a sua volta lo ha affidato a dei parenti, perchè lui per motivi affettivi e di lavoro, vive altrove.
Lei per circa un mese, subito aver lasciato la Comunità, ha cercato di rivedere il proprio figlio, bussando anche forte alla porta del suo ex marito, spendendo anche l’ultimo euro per acquistare una scheda telefonica per poter parlare con lui.
Lei aveva tante speranze, desideri di una vita serena con un lavoro e accanto l’affetto dei propri figli…
Dopo circa un mese di vani tentativi è dovuta rientrare nel Centro di Milano dove è stata in trattamento e dove, nonostante tutto, ha cercato di ricostruire i propri affetti ed interessi e dare un qualche senso alla propria esistenza.
In Comunità non si vive di certo una bella vita e per Lei potersi riappropiare della libertà e avere l’opportunità di riabbracciare il proprio figlio rappresetava l’unico obiettivo che l’ha sempre sostenuta nel lungo e difficile cammino del recupero durato alcuni anni.
Ieri Roberta è rientrata nel Centro di Milano perchè non è riuscita a realizzare il suo sogno e per lenire il suo dolore ha ritrovato un sostegno solo nell’alcool e nelle compagnie di balordi che da Piazza Matteotti o dalle panchine di Via Roma approfittavano del suo cuore e della sua grande umanità.
Ne parliamo perchè in questi giorni le siamo stati vicini e abbiamo avuto avuto modo di conoscere la sua storia e di vedere il suo profondo dolore, la sua tragedia di donna e di madre.
Per lei, adesso, la sua unica possibilità era il rientro in Comunità.
Vedere il bambino sarebbe stato un suo diritto, ma quando chi grida e chiede aiuto è “una diversa” allora subentra la legge del più forte e il rispetto delle norme diventa un fatto assai discutibile e relativo.
Infatti per uno “normale” è facile mostrare e far vedere “quanto si è nel giusto”, facendo leva sulle debolezze e la fragilità fisica ed emotiva di una persona già provata.
Peraltro, penso alla cattiveria del padre che, nonostante tutto, ha voluto far si che la madre, non potendo rivedere suo figlio, ricaddesse nella disperazione e per aver buon gioco su di lei e far si che le Isituzioni prendessero atto, ancora una volta, del suo deprecabile stato, quasi fino a gioire e compiacersi di tale stato di cose.
Stato di dipendenza che prima che essere provocata dall’alcool è dipesa dalla circostanza che questa donna non ha mai ricevuto alcun assegno per gli alimenti dal marito e che quindi…
Ma poi, per una madre, vedere il propiro figlio oltre che essere un diritto è un fatto etico, morale, una necessità fisiologica che non può essere negata ad una persona che pur avendo sbagliato cerca di ridare un senso alla propria esistenza.
Ieri quando ti abbiamo accompagnato all’aeroporto abbiamo conosciuto una grande persona che, pur tra le lacrime, ci ha insegnato tanto.
Ora mi domando riuscirà a ritrovare la forza per lottare?
Coraggio Roberta, questa sconfitta deve essere solo un cattivo ricordo da cui trarrai le energie necessarie per continuare a lottare e vincere la tua coraggiosa sfida. Senza mezze misure…una volta per tutte.

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