I Verdi della Provincia di Cagliari esprimono tutta la loro preoccupazione per i pericoli che lo stabilimento petrolchimico causa non solo ai lavoratori e tutti i residenti della zona, ma più in generale per tutta l’area sud occidentale della Sardegna.
La vastità degli impianti e la pericolosità delle lavorazioni normalmente svolte non possono essere lasciate alla "buona volontà" dei diretti interessati.
Occorre un più incisivo controllo delle pubbliche Istituzioni.
Troppe volte l’opinione pubblica non sa o non conosce quello che accade dentro questo stabilimento. Numerose volte si è verificato che degli incidenti non vengano resi noti con la scusa di non generare ingiustificato allarme e clamore sociale.
Spesso la notte l’aria è irrespirabile, soprattutto quando non c’è il vento di maestrale che spazza via tutte le scorie in direzione sud est.
Chi controlla ciò che viene fuori dalle ciminiere?
Del resto le ripercussioni sovranazionali che la presenza della SARAS comporta alla Sardegna, non possono essere minimizzate a livello locale e giustificate da "ricatti" salariali ed occupazionali che di certo, da soli, non garantiscono la qualità della nostra vita, tantomeno un credibile futuro ai nostri figli.
Inoltre si deve pensare che l’impatto che questo stabilimento crea oggi nel territorio, non era assolutamente prevedibile negli anni ’60, allorquando si progettò la struttura, che per dimensioni, volume e tipologie di lavorazioni era assai più modesta di quanto non sia oggi.
La Saras è cresciuta a dismisura, aggredendo anche i territori posti ad ovest a ridosso delle montagne di Sarroch. Non sono cresciute invece le reti di collegamento, le infrastrutture e la logistica pubblica che, sostanzialmente sono rimaste quelle degli anni ’60 e sono peggiorate, di molto, la salubrità dei luoghi e la salute dei residenti locali Tutto questo comporta un collasso ambientale che non può essere tollerato nella indiferenza generale.
Il problema pertanto non è solo ambientale, sociale o economico ma è assai più complesso e capillare. Vorremmo che si comprendesse tutto questo!
Come noto i Verdi sono stati gli unici che da tempo hanno chiesto di dare avvio ad una procedura, con iter decennale o ventennale, per la chiusura degli impianti e contestualmente attivare ogni possibile forma di riconversione industriale che, attraverso la riqualificazione del personale, possa essere in grado di produrre energia alternativa rinnovabile.
Magari proprio sfruttando il forte vento di Maestrale e non più per disperdere nell’atmosfera scorie tossiche in tutto il Mediterraneo ma per produrre energia e benessere diffuso, senza più petroliere e camion che intasano le arterie marittime e stradali che, fra l’altro, creano ben altro genere di problemi.
Roberto Copparoni
Referente Provinciale dei Verdi di Cagliari