In merito alle osservazioni che sono state rivolte alla organizzazione di monumenti Aperti rispondo come componente del Comitato scientifico di questa organizzazione per dire che tutte le osservazioni ben esposte nell’intervento che è stato postato su altra pagina da Sergio Podda, sono state da me presentate fin dalla I edizione di Monumenti aperti nel 1997, quando il Comune di Cagliari non voleva inserire fra i monumenti da visitare proprio Tuvixeddu. Tutto il Comitato è perfettamente consapevole di quanto si stia perdendo in termini di benefici, non solo economici, occupazionali, educativi e formativi legati all”apertura dei siti ma vi sono tutta una serie di problemi che impediscono di fare quello che tutte le persone dotate di un minimo di buon senso farebbero. Ovvero “Liberare” le risorse culturali dalla morsa più che dalla stretta osservanza delle leggi e normative, dalle prassi e consuetudini parentali locali voluta da “potenti”, politici e funzionari che di fatto “bloccano”, tutte le possibili iniziative che non possiedono l’imprimatur dell’ufficialità e la benedizione del Palazzo civico. Il Comune di Cagliari vuole sviluppare l’imprenditorialità della cultura senza preoccuparsi di trasmettere una cultura dei servizi. Si confonde il professionismo con la professionalità e si lavora di autorità anziché con il buon senso. Ecco che il guizzo imprenditoriale, l’estro e la creatività gestionale diventa motivo di merito a prescindere dai contenuti che si possiedono e si offrono. La Giunta comunale di Cagliari, che fra l’altro dovrebbe essere vicina ai valori sopra evocati, legati anche alla fruizione sociale delle risorse culturali, sembra prendere le distanza dal mondo del No Profit, del volontariato e dal mondo dell’associazionismo per escluderlo dalla gestione diretta di siti e monumenti e considerarlo (più per necessità che per altro) SOLO una volta all’anno per monumenti aperti. Manifestazione che non esisterebbe senza i volontari. Manovalanza dunque a basso prezzo necessaria ma non indispensabile per il mercato di settore al quale si mira. Ma con quali professionalità, con quali obiettivi e tipologie di servizi. Il turismo a cui noi dobbiamo riferirci non è quello tipo gratta e vinci, del mordi e fuggi ma un turismo sostenibile in grado di dare credibili risposte non solo di tipo economico ma culturale, sociale e identitario. Il Dott. Fabrizio Frongia che è il nostro rappresentante conosce bene questo genere di problemi e da anni sta cercando di far capire tutte queste cose a chi non vuole o non può comprenderle e capire. In fin dei conti anche l’articolo apparso oggi ne L’unione Sarda di Fabio Maria Crivelli, riferito alla manifestazione di Monumenti Aperti, mi fa un po’ sorridere. Come si può invitare i giovani a non demordere e a non perdere la forza e il desiderio di un cambiamento radicale delle cose, quando di fatto per decenni si sono avvallate certe logiche amicali e parentali che hanno blindato tutti i processi di crescita socio economica e culturale e gli avvicendamenti dei dirigenti nei luoghi strategici di decisione di una città e della sua regione? Ma questo è un altro discorso…