La Regione ha fatto predisporre un documento su Tuvixeddu …molto curioso


Osservazioni sulla relazione svolta dalla Commissione regionale del Paesaggio

Da un primo esame della documentazione prodotta si rileva che:

– 1 Non risulta essere affatto universalmente accolta l?interpretazione riportata in premessa secondo la quale:

?l?evoluzione del concetto di tutela del patrimonio culturale e ambientale ha visto, in ambito nazionale e comunitario ma anche locale, una progressiva accellerazione in senso sempre più conservativo?.

A supporto di quanto esposto si citano le numerose iniziative realizzate dal DRI di Roma in europa e nel resto del mondo con il progetto Herity, patrocinato anche dalla UE e dall?UNESCO.
Fra l?altro nel dicembre del 1999 si tenne, proprio a Cagliari presso il Palazzo Regio, una sessione di lavori del Progetto Herity a cui parteciparono alcuni esperti, anche locali, con delle relazioni tecnico scientifiche in tema di salvaguardia, fruizione e valorizzazione dei beni storico archeologici, paesaggistici e naturalistico ambientali.
Tra l?altro non ci risulta che fra gli intervenuti ci fosse qualche esperto facente parte dell?odierna Commissione ad esclusione del Soprintendente Dott. Santoni che, fra l’altro, ci risulta essere stato l’unico membro dell’organismo sopra indicato a non aver approvato il documento finale.

– 2 Le osservazioni svolte afferiscono nella massima parte a considerazioni tratte dalla letteratura degli studi su Tuvixeddu o a generiche valutazioni di tipo tecnico storico archeologico più che paesaggistico come il documento avrebbe richiesto, vista la sua natura, e così come peraltro enunciato in premessa alla “Disciplina di tutela dell?area di Tuvixeddu – Tuvumannu – Is Mirrionis”, pubblicata nel sito della Regione Sardegna.

– 3 Non si comprende perché i vincoli di Massima tutela (zona 1) non siano stati estesi anche nel territorio ricompreso nell?area posta ad ovest della zona di tutela 2, posto che su di essa insistono significative e consistenti presenze d?insediamenti archeologici di verie epoche (fenicio punica, romana, giudicale) e nell?area settentrionale della laguna di Santa Gilla rilevato, inoltre, che in diverse zone della laguna (ricadenti fra i Comuni di Cagliari ed Elmas) a circa un metro di profondità sono state rinvenute centinaia di anfore, maschere votive e materiale ceramico di uso comune databile fre il III a C. e II secolo d. C.
Vale solo il caso di ricordare che l?antico perimetro della città giudicale di Santa Gilla ricade quasi per intero all?interno dell?area, recentemente in parte edificata proprio dalla RAS e da privati, compresa fra la via Campo Scipione, via San Simone; via San Paolo, Via Po, Via Santa Gilla, viale Trieste (in particolare nell?area posta frontalmente a poche decine di metri dalla Chiesa giudicale di San Pietro dei Pescatori, di fronte alla sede della RAS Assessorato del Turismo).

Prof. Roberto Copparoni
Presidente degli Amici di Sardegna – Comitato Tuvixeddu Wive

Nella foto potete osservare una parte dei luoghi, oggi al centro della polemica, allora chiamata “predio Ibba” in un rara immagine tratta da un lavoro curato da Antonio Taramelli a Sant’Avendrace attorno all’anno 1908 e pubblicati in Roma per cura della Reale Accademia dei Lincei nel 1912. La curiosa immagine viene ripresa dal Viale di Sant’Avendrace

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