Referendum: abbiamo vinto, ma non esaltiamoci!

Il responso del referendum di domenica 5 ottobre, non lascia molti dubbi di interpretazione.

La maggior parte dei sardi non si è interessata a questa consultazione!

Perché, direte voi?

Semplice, in molti di noi manca senso civico e tutto sommato il Presidente Soru, con il suo "non voto, perché inutile" ha dimostrato di tener bene.

Certo i problemi della Sardegna sono molti e non superabili con i referendum che, fra l’altro, non sono percepiti e vissuti dalla maggior parte della popolazione come degli importanti strumenti di democrazia diretta.

Per la verità il Partito delle libertà di Berlusconi ha speso molto per cercare di vincere e di vincere l’indifferenza dei sardi, ma non è bastato.

Molti dei media locali hanno evidenziato la (presunta) fondatezza delle ragioni del "Si".

Ma i sardi vogliono fatti e non promesse.

Paradossalmente questa consultazione che doveva essere un avviso di sfratto per Soru e la sua Giunta, una sorta di manovra pre-elettorale, di fatto, ha ottenuto l’effetto contrario, consolidando il potere del Governatore e della sua maggioranza.

Ma, per la verità, il problema principale è proprio il Presidente Soru, o meglio, il suo modo di intendere e vivere la politica.

La francescana solitudine nella quale egli prende le più importanti decisioni cozza con il più elementare dei principi democratici e intacca la credibilità del suo operato.

In realtà si contesta l’operato di Renato Soru non tanto per i contenuti politici che persegue, quanto per il metodo che adotta.

Infatti molte delle sue iniziative sono state apprezzate dai Sardi e qualcuna, perfino, dai partiti dell’opposizione.

Il che è tutto dire!

Oltre a curare il suo blog, dovrebbe fare molto di più per curare la sua immagine politica e il consenso che la sostiene.

Invece parte a testa bassa, sostenuto da un ristretto gruppo di "yesmen", che lo accompagnano nelle sue battaglie senza riuscire a contenere la forte creatività o a modificare la genialità delle sue intuizioni che, inevitabilmente, diventano decisioni.

In questo modo il metodo di Renato Soru diventa merito per alimentare le critiche alla sua visione dirigistica e autoritaria della politica, quasi fino a far unire la protesta dentro lo strumentale alveo del PDL.

Il Presidente troppo spesso ritiene che la critica al suo operato sia un atto di ostilità nei suoi confronti.

Non è assolutamente così.

Infatti ci sono decine di migliaia di sardi in tutta la Regione che lo hanno votato e che non la pensano così ma che, per necessità, messi alle strette, saranno pronti anche a combatterlo, se necessario pur di ottenere delle credibili risposte, paradossalmente affiancandosi nelle "convergenze parallele", perfino con la destra.

Per questo il Presidente Soru dovrebbe confrontarsi e ascoltare di più i cittadini della Sardegna, ricercare un costante dialogo per ottenere una condivisione delle scelte. E’ necessario che egli  cambi metodo e si attorni di consulenti più obiettivi e disinteressati.

Questo piccolo ma prezioso accorgimento gli consentirebbe di avere dei preziosi consigli sufficienti a fargli evitare certe dannose prese di posizione e recepire delle realistiche critiche costruttive ai suoi metodi e alle sue iniziative. Inoltre egli dovrebbe essere meno saccente ed autoritario e curare di più i rapporti umani che poi, di fatto, determinano la nascita o il consolidamento dell’autorevolezza di ogni personaggio.

 

Insomma molti di noi il messaggio al Presidente Renato Soru, anche con il non voto,  lo hanno dato.

 

Saprà farne tesoro per darci dei chiari segnali di cambiamento nel suo metodo politico?

 

Speriamo che sia così, perché la Sardegna non può aspettare ancora

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