Salviamo la vita di Kobra!

PER ADERIRE ALLA CAMPAGNA INVIARE E-MAIL A zapping@rai.it OPPURE UN SMS AL NUM. 339 99 10 56 SCRIVENDO ‘ZAPPING KOBRA’ SEGUITO DA NOME COGNOME E CITTA’
Ed abbiamo già raggiunto quota 64.930 adesioni!

Sogno di potere finire i miei studi pre-universitari. Sogno di non essere costretta a lavorare solo per la famiglia di mio marito, dove ero sottoposta a maltrattamenti e sevizie continue. Sogno di non raggiungere il limite della pazzia. Ma ho così tanto sofferto. Sono una vera vittima. Ed è questa vittima che impiccheranno fino alla sue morte. Aiutatemi a sfuggire alla morte. Fate tutto il vostro possibile, ci resta poco tempo. Maledico questa fune e questa gru. Voglio vivere. Ringrazio e bacio i miei genitori. La mia sola speranza è la gente. Vorrei ringraziare ogni persona che lotta per salvare la mia vita.
Kobra Rahmanpour

Kobra è, per fortuna, ancora viva grazie alla mobilitazione internazionale. Doveva essere impiccata il 12 ottobre su una gru in una piazza di Teheran, ma le autorità giudiziarie iraniane hanno concesso un altro mese di tempo perché la famiglia della donna uccisa possa concedere il perdono. A “Zapping” sono arrivate migliaia di e-mail, fax e lettere di solidarietà con questa giovane donna, e sono state trasmesse all’ambasciata della Repubblica islamica a Roma.
Kobra Rahmanpour è una giovane donna iraniana di 26 anni, condannata per avere ucciso sua suocera. E’ vero, il delitto c’è stato, ma Kobra ha dichiarato in tribunale che si è trattato di legittima difesa, visto che la madre di suo marito la ingiuriava, la perseguitava, insieme al resto della famiglia, sino all’aggressione fisica. Anche il marito la picchiava tutti i giorni su pressione della madre, di cui era succube.
Dopo la condanna della sezione 1608 del Tribunale penale di Teheran la sentenza è stata confermata dalla Corte suprema. I legali di Kobra hanno chiesto il rinvio dell’esecuzione e un nuovo processo. Il rinvio è stato concesso, ma la richiesta di revisione è stata respinta. L’impiccagione doveva avvenire nel gennaio 2004, ma il capo del ministero della Giustizia, l’ayatollah Shahroudi, aveva rinviato l’esecuzione per consentire alla famiglia della vittima di chiedere a Kobra il “prezzo del sangue”. Infatti, secondo la legge islamica (la Sharia), è possibile salvare la vita di un condannato alla pena capitale se i parenti dell’assassinato decidono di chiedere una indennità economica, in cambio del perdono. Di solito si tratta di una cifra molto elevata, ma in questo caso la famiglia della suocera uccisa non si è fatta viva, non ha chiesto alcun “prezzo”. E la data del 12 ottobre era l’ultima scadenza prima dell’arrivo del boia.
All’appello di “Zapping” hanno aderito numerose associazioni umanitarie, molti sindaci, presidenti di regione, la Federazione della stampa, parlamentari. La mobilitazione proseguirà sino ad ottenere un nuovo processo per salvare una giovane donna, che ha già sofferto torture, umiliazioni e sofferenze inaudite.
Facciamo vivere Kobra.

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